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autore
brano
 
Svetonio
Vita dei Cesari I (Cesare),75
 
originale
 
[75] Moderationem uero clementiamque cum in administratione tum in uictoria belli ciuilis admirabilem exhibuit. denuntiante Pompeio pro hostibus se habiturum qui rei publicae defuissent, ipse medios et neutrius partis suorum sibi numero futuros pronuntiauit. quibus autem ex commendatione Pompei ordines dederat, potestatem transeundi ad eum omnibus fecit. motis apud Ilerdam deditionis condicionibus, cum, assiduo inter utrasque partes usu atque commercio, Afranius et Petreius deprehensos intra castra Iulianos subita paenitentia interfecissent, admissam in se perfidiam non sustinuit imitari. acie Pharsalica proclamauit, ut ciuibus parceretur, deincepsque nemini non suorum quem uellet unum partis aduersae seruare concessit. nec ulli perisse nisi in proelio reperientur, exceptis dum taxat Afranio et Fausto et Lucio Caesare iuuene; ac ne hos quidem uoluntate ipsius interemptos putant, quorum tamen et priores post impetratam ueniam rebellauerant et Caesar libertis seruisque eius ferro et igni crudelem in modum enectis bestias quoque ad munus populi comparatas contrucidauerat. denique tempore extremo etiam quibus nondum ignouerat, cunctis in Italiam redire permisit magistratusque et imperia capere; sed et statuas Luci Sullae atque Pompei a plebe disiectas reposuit; ac si qua posthac aut cogitarentur grauius aduersus se aut dicerentur, inhibere maluit quam uindicare. itaque et detectas coniurationes conuentusque nocturnos non ultra arguit, quam ut edicto ostenderet esse sibi notas, et acerbe loquentibus satis habuit pro contione denuntiare ne perseuerarent, Aulique Caecinae criminosissimo libro et Pitholai carminibus maledicentissimis laceratam existimationem suam ciuili animo tulit.
 
traduzione
 
75 Diede prova di moderazione e di ammirevole clemenza, sia nella conduzione della guerra civile, sia nell'uso dell? vittoria. Pompeo dichiar? che avrebbe considerato nemici tutti quelli che si fossero rifiutati di difendere lo Stato. Cesare proclam? che avrebbe annoverato fra i suoi amici sia gli indifferenti sia i neutrali. Tutti coloro ai quali aveva conferito i gradi su raccomandazione di Pompeo furono lasciati liberi di passare al nemico. Presso Ilerda, Afranio e Petreio avevano avviato trattative di resa e tra le due armate si erano stabilite fitte relazioni di affari; tutto ad un tratto, presi dai rimorsi, fecero massacrare i soldati di Cesare sorpresi nel loro accampamento. Cesare tuttavia non se la sent? di imitare la perfidia commessa nei suoi confronti. Alla battaglia di Farsalo raccomand? di risparmiare i cittadini, poi concesse ad ognuno dei suoi uomini di tenere un solo prigioniero di parte avversa, a scelta. Nessun pompeiano, dopo la battaglia, fu messo a morte, ad eccezione soltanto di Afranio, Fausto e Lucio Cesare il giovane. E pare che non siano stati uccisi per sua volont?; i primi due, ad ogni modo, avevano ripreso le armi dopo aver ottenuto il perdono e il terzo, non contento di aver selvaggiamente trucidato col ferro e col fuoco i liberti e gli schiavi di Cesare, aveva anche fatto sgozzare le bestie acquistate per uno spettacolo pubblico. Infine, negli ultimi tempi, anche tutti coloro ai quali non aveva ancora concesso il perdono, ebbero l'autorizzazione a ritornare in Italia e a esercitare le magistrature e i comandi; fece rimettere ai loro posti le statue di Silla e di Pompeo che il popolo aveva abbattuto. In seguito prefer? scoraggiare, piuttosto che punire coloro i cui pensieri e le cui parole gli erano ostili. Cos?, quando scopr? congiure e riunioni notturne, si limit? a rendere noto con un editto che ne era al corrente. Nei confronti di coloro che lo criticavano aspramente si accontent? di ammonirli in pubblica assemblea a non insistere troppo. Sopport? con signorilit? che la sua reputazione fosse offesa da un violentissimo libro di Aulo Cecina e dai versi particolarmente ingiuriosi di Pitolao.
 

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